Una sera ad Artena
Ci sono talvolta dei momenti che assumono connotazioni inaspettate, come quelle di una rappresentazione teatrale magistralmente riuscita. Così è stato l’altra sera ad Artena, in occasione dell’inaugurazione della Bottega di Valeria e Roberto.
Come in ogni rappresentazione che si rispetti ci vuole prima di tutto un’ambientazione ed una scenografia. A quelle ha pensato il Centro Storico di Artena, con le sue stradine tortuose che si inerpicano su per la rocca, rallentando il passo anche dei più intrepidi non per farli stancare bensì per costringerli gentilmente a fermarsi spesso ad ammirare una facciata, un balcone fiorito, un arco, un’iscrizione riferita alla storia del luogo o alle vicende di un abitante del passato.
Ci vogliono poi una storia e dei protagonisti, Valeria e Roberto, appunto, artenesi di adozione e membri attivi della comunità del luogo, con il loro impegno a ridare lustro e vitalità a questo piccolo gioiello incastonato nella pietra che molti anni fa li ha accolti ed ha conquistato il loro cuore. Valeria e Roberto appartengono alla categoria di chi ha compreso di avere una missione ed ha accettato di farsene carico ponendola al servizio del prossimo, affrontando sacrifici e superando ostacoli, mossi da quell’energia positiva che smuove le montagne e conduce direttamente alla realizzazione dei sogni. La loro fede in quello che fanno è incrollabile e la realizzazione dei loro progetti è la prova tangibile che chi vuole fermamente ottiene e realizza.
Ci vuole qualche effetto speciale: ed ecco quindi le nuvole pretenziose che, come monelli dispettosi, piombano nel mezzo dei preparativi rovesciando il loro contenuto sui tavoli già apparecchiati, pensando di gettare chissà quale scompiglio, salvo poi battere in ritirata non appena realizzato che nessun loro sforzo riuscirà a guastare la festa; ed ecco i raggi di un Sole serale che, come un maestro di cerimonia, si incarica di scacciare gli importuni con un semplice dispiegamento di raggi prima di accomiatarsi anche lui in un tripudio rosso fuoco.
Per dare vivacità alla nostra rappresentazione occorrono ovviamente attori e comparse. Ed erano molti l’altra sera: amici, conoscenti, concittadini che hanno risposto all’invito e si sono uniti ai festeggiamenti ritrovandosi in un’atmosfera di allegra e rilassata convivialità e partecipando ognuno a modo proprio alla buona riuscita della festa. Non è mancato nulla l’altra sera: il divertimento, l’allegria, il buon cibo e la musica, e perfino la dolcezza degli amici a quattro zampe; ed a tratti non è mancato neanche il silenzio, brevi attimi di sospensione in cui ci si è fermati per ascoltare la lettura di una poesia o per ammirare il tramonto.
Il merito maggiore della buona riuscita della rappresentazione è però pur sempre del Regista al quale ognuno di noi, secondo il proprio sentire, darà un nome diverso. Mi accontenterò di chiamarlo La Vita, quella che fa sì che le persone si incontrino e, mosse da uno stesso intento, si riconoscano e decidano di proseguire la strada insieme, quella che, come un dono, ti offre amicizie ed affetti e ti fa improvvisamente diventare parte integrante di un progetto, di una comunità, di un sogno che si realizza, di un futuro che si disegna, ti invoglia a condividere quello che non avevi mai condiviso, ti fa scoprire quello che non pensavi di essere.
E quando finalmente cala il sipario, al termine della rappresentazione, si torna a casa con un senso di appagamento e di gratitudine perché all’improvviso si realizza di aver partecipato a qualcosa di unico ed irripetibile, come lo è ogni momento vissuto con il cuore aperto e pronto a ricevere tutto quello che l’Amicizia può offrire.
Anamar